OMELIA ESEQUIE M° LUIGI STEFANI

Carissimo fratello Luigi

         In questi giorni tanto si è parlato e si è scritto su di te e oggi siamo qui in molti per darti un ultimo abbraccio sulla terra.

Ti saluta, riconoscente e commossa, questa città di Adria che hai amato e per la quale hai cercato di fare la tua parte: con generosità, con passione, con spirito di servizio, senza ambire a riconoscimenti e onore, pago solo di contribuire al buon vivere insieme.

Saluta il “cittadino” impegnato e onesto, con una particolare sensibilità verso le fasce più deboli, che ha ricoperto incarichi importanti nell’Amministrazione pubblica e per tanti anni la Presidenza nella Pro Loco.

Saluta il “popolano” come amavi definirti, che sapeva stare con la gente, tra la gente, mai al di sopra degli altri; che aveva una parola per tutti; che non metteva in disagio nessuno; coerente con le sue idee senza rompere con chi non le condivideva.

Saluta il “maestro” che possedeva l’arte di insegnare ed educare, capace di rendere piacevole la scuola a tante generazioni di fanciulli e ragazzi.

Saluta il “personaggio” estroso ideatore e promotore di iniziative ed eventi che hanno animato ed arricchito la vita di questa città; protagonista di spettacoli memorabili che hanno divertito piccoli e grandi.

Ti saluta, fratello carissimo, la comunità cristiana nella quale hai lasciato un’impronta luminosa, dalla quale attingevi alimento e forza per il tuo cammino di fede. Una fede che aveva radici profonde nel tuo animo, mai esibita ostentata, ma neppure tenuta nascosta “sotto il moggio” (come si dice nel Vangelo); sempre umilmente e apertamente professata, nel Tempio e fuori del Tempio.

Ti salutano, Luigi, i tuoi cari (ai quali ci sentiamo fraternamente vicini in quest’ora di lutto): la sorella (Silvia) che ci ricorda la famiglia da cui sei venuto, il 17 dicembre di 90 anni fa, nel mese che dedicavi alla costruzione del Presepio;

La tua sposa Maria Luisa, le tue figlie e i tuoi nipoti.

Sento il dovere di aggiungere altri due brevi pensieri, che ci vengono dalle letture bibliche che abbiamo ascoltato in questa santa celebrazione.

La prima per noi, tu non ne hai più bisogno, ci aiuta a cogliere il senso profondo di questo rito di congedo, che ci parla, sì, di una fine che è destino di tutti, ma al tempo stesso di un inizio: “la vita non ci è tolta ma trasformata”.

Quella di quaggiù è come una “tenda”, una dimora temporanea, di passaggio, ma ce n’è un’altra, costruita non da mani di uomo, che riceveremo da Dio – ci ricorda l’Apostolo Paolo – eterna, nei cieli.

Se è così, come non sentire rivolta anche a noi quella sua lucida e forte raccomandazione: Non posiamo la sguardo, solo sulle cose visibili; ma anche su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne.

Il brano del Vangelo (Lc. 22) l’ho scelto pensando a te, a quello che è stato il tramonto della tua esistenza su questa terra, un lento e sofferto “Getsemani” durante il quale – ecco la cosa che tanto mi ha commosso ed edificato – durante il quale ho sempre visto e trovato un “angelo” a vegliare accanto a te: la tua sposa, le tue figlie!

Ora tocca a te vegliare su di loro nei modi che saprai inventarti ………….

Ora lascio a una delle figlie (Monica), che per tanti aspetti ti assomiglia, dire chi tu sei stato per loro:

“Per tutti era il “maestro” e lo è stato a tutto tondo, per professione prima o meglio per vocazione, per quella sua innata capacità che aveva non solo di trasmettere conoscenze ma soprattutto di sollecitare all’autonomia di pensiero.

“pensa con la tua testa e sii coerente con quello che credi” ci diceva spesso. Con nostro padre di poteva sempre parlare di tutto, anche quando, nell’età più critica dell’adolescenza e della prima giovinezza, i nostri pensieri erano divergenti o critici con le sue personali posizioni. Erano discussioni appassionate che aprivano la mente e lasciavano sempre aperta la strada del dialogo. Un uomo coerente nostro padre: coerenza che metteva in tutto quello che faceva. Cresciuto nell’Azione Cattolica e nello Scoutismo, aveva un’idea ben chiara di come la sua fede cristiana si dovesse declinare: nella politica che concepiva solo come attenzione ai bisogni dei più deboli e come esercizio alto di onestà, nel servizio alla sua amata città; nella disponibilità verso chi gli si rivolgeva per una qualsiasi esigenza. Mai ha agito per interesse personale, ma sempre e solo animato dalla grande generosità che era la sua dote caratteristica. Nostro padre diceva sempre di sì e si spendeva volentieri.

La lente dell’ironia era spesso il suo filtro per leggere le vicende della vita, e con ironia diceva appunto che bisognava essere filosofi per reggere la sua condizione di netta minoranza in una famiglia in cui le donne avevano la quota di partecipazione maggiore: prima la moglie e le figlie, le prime tre nipoti poi.

Era fantasioso e creativo, capace di abbassarsi all’altezza dei bambini, capace di assecondare e dare forma reale ai nostri desideri, anche i più strampalati. Nella sua stanza di lavoro tra il caos dei pennelli, delle tele, dei colori, di pinze, di tenaglie e odore di acquaragia, c’era sempre spazio per poter costruire quello che gli chiedevamo: una maschera da dinosauro, in elmo greco, una corona da regina, un Pinocchio di legno, proprio come quello di Geppetto. Abbiamo ricordi bellissimi di momenti trascorsi assieme, tutta la famiglia riunita, ridendo e cantando a squarciagola le canzoni dei suoi tempi che tanto gli piacevano e che spesso fischiettava pedalando sulla sua inseparabile bici.

Di questo nostro padre nulla andrà perduto, tutto conserveremo con sollecitudine e cura, soprattutto l’esempio.

Grazie di tutto, fratello Luigi, e addio (A..Dio) nel senso più bello di questo termine.

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