TESORO


TESORO
Al primo piano si trova la sala denominata “Tesoro” dove è conservato il Tesoro della Cattedrale. Con “Tesoro” s’intende una raccolta di arte sacra, significativa dal punto di vista storico-artistico e liturgico: oggetti piccoli e grandi, eseguiti in materiali preziosi, divenuti di proprietà della Cattedrale a seguito di acquisti della Fabbriceria, ma per lo più frutto di lasciti e doni di ecclesiastici e devoti. Adria ha una notevole raccolta di questi manufatti che, dismessa la loro funzione liturgica, hanno assunto quella di bene culturale: si trovano descritti in maniera minuziosa nelle carte dell’ Archivio Capitolare, tra gli inventari e i verbali delle visite pastorali. Per l’esposizione sono stati scelti i pezzi più rappresentativi organizzandoli per tipologia. Per ciascun gruppo un breve testo a corredo ne racconta la funzione nel contesto storico e della liturgia. Le teche sono disposte lungo la parete di destra e il percorso si completa con la stanza dedicata al Trono Eucaristico.

CARTAGLORIA
Preziose pergamene miniate o stampate con caratteri particolari racchiuse entro cornici di rame, ottone, argento o legno finemente sagomate e di grande valore artistico, in uso liturgico fino alla conclusione del Concilio Vaticano II. Generalmente erano poste sugli altari nel numero di tre: una più grande al centro dell’altare contenente il testo biblico “Gloria in excelsis Deo” e due di minori dimensioni poste ai lati dette anche “tabelle segrete”. Questo perché contenevano le orazioni segrete che il celebrante pronunciava durante la Messa prima della Comunione. Le carteglorie sono una derivazione degli antichi dittici: le tavolette su cui, nell’uso liturgico antico, si scrivevano i nomi di coloro che dovevano essere particolarmente raccomandati a Dio durante la Messa e che venivano letti ad alta voce dall’altare o dall’ambone.

 CARTAGLORIA
Secolo XVIII
Argento fuso, cesellato
33x28x3 cm.
Bottega Veneta
 CARTAGLORIA
Secolo XVIII
Argento fuso, cesellato
40x44x4 cm.
Bottega Veneta
 CARTAGLORIA
Secolo XVIII
Argento fuso, cesellato
33x28x3 cm.
Bottega Veneta

 

PACE
Strumento liturgico di pace, e per questo detto “Pace”. Immagine sacra rappresentante in genere la Crocifissione, la Natività, la Pietà, la deposizione nel Sepolcro, la Risurrezione, ecc. Generalmente di argento dorato o smaltato chiusa in una ricca cornice e fissata a una impugnatura per essere offerta al “bacio della pace dei fedeli” in determinate circostanze liturgiche. L’uso risale al Medioevo (XIII secolo).

 PACE
Prima metà secolo XVII
Rame sbalzato, dorato, rame fuso dorato.
19x12x4 cm.
Gesù Cristo Crocifisso, simboli della Passione, Cherubini.
Scuola veneta.
Lascito del Vescovo Lodovico Sarego (1612-23) morto a Roma nel 1625.

 

VASI PER OLIO SANTO
Preziose pergamene miniate o stampate con caratteri particolari racchiuse entro cornici di rame, ottone, argento o legno finemente sagomate e di grande valore artistico, in uso liturgico fino alla conclusione del Concilio Vaticano II. Generalmente erano poste sugli altari nel numero di tre: una più grande al centro dell’altare contenente il testo biblico “Gloria in excelsis Deo” e due di minori dimensioni poste ai lati dette anche “tabelle segrete”. Questo perché contenevano le orazioni segrete che il celebrante pronunciava durante la Messa prima della Comunione. Le carteglorie sono una derivazione degli antichi dittici: le tavolette su cui, nell’uso liturgico antico, si scrivevano i nomi di coloro che dovevano essere particolarmente raccomandati a Dio durante la Messa e che venivano letti ad alta voce dall’altare o dall’ambone.

 VASO PER OLIO SANTO
1797. Peltro
45x32x7 cm.
Bottega veneta.
Incisioni:
Agnus Dei: Agnus Dei
OL/CATH:M (“Oleum Cathecumenorum”)
CAPLUM: CATH:IS/ADRIE (“Capitolum
Cathedralis Adriae”) / 1797.
 VASO PER OLIO SANTO
1797. Peltro
45x32x7cm.
Bottega veneta.
Incisioni:
Agnus Dei
OL:S:M CRIS:A (“Oleum Sacrum Chrisma”)
CAPLUM: CATH:IS/
ADRIE (“Capitolum Cathedralis Adriae”) / 1797.
 VASO PER OLIO SANTO
1797. Peltro
45x32x7 cm.
Bottega veneta.
Incisioni:
Agnus Dei:simbolo del capitolo
OL/INF:M (“oleum infirmorum”)
CAPLUM: CATH:IS/
ADRIE (“Capitolum Cathedralis Adriae”) / 1797.

 

CROCEFISSI
Il tema iconografico della Crocifissione, raffigurante l’estremo sacrificio di Cristo sulla Croce, ha ispirato alcuni dei massimi capolavori dell’arte cristiana. Fece le sue prime apparizioni sui finire del secolo IV, dopo che l’imperatore Costantino vietò il supplizio della croce imposto ai cristiani ad imitazione del supplizio di Cristo. Nei primi tempi tuttavia la rappresentazione si limitò generalmente al solo simbolo dell’agnello o del busto di Cristo sulla croce. Tra il VII e VIII secolo il Cristo apparve trionfante in croce, riccamente vestito e ¡n aspetto maestoso. Tra l’XI e XIII secolo si affermò invece la raffigurazione del Cristo nudo e sofferente. I secoli seguenti ci hanno regalato opere di grande valore artistico capaci di esprimere l’intenso misticismo che proviene dalla Croce. Generalmente il Crocifisso non è solo opera di pittura, anzi è più spesso opera di scultura, di intaglio, di alta oreficeria. Bellissimi e di grande intensità spirituale sono i Crocifissi scolpiti nel legno, spesso a grandezza naturale, che apparvero dal secolo XIII in poi. Se ne ebbero in seguito di magnifici scolpiti nell’avorio, plasmati con stucchi, talora ispirati ad un verismo violento, lavorati in metalli preziosi fino a costituire indubbiamente la più ricca delle iconografie.


IL MURO DEL TEMPO
A sinistra si noterà la lunga parete in legno che si estende fino in fondo alla stanza e che presenta una serie di fori retro illuminati da una luce verde-azzurra. Questo è il Muro del tempo ed è stato pensato per permettere l’accesso all’archivio virtuale delle immagini e delle info12rmazioni relative a tutti gli oggetti esposti e non esposti. Ciascuno dei fori retro-illuminati è un’ icona in vetro sensibile al tocco e rappresenta un oggetto conservato negli archivi del museo. Toccando ogni icona una proiezione mostrerà, nella parete, le immagini e le informazioni principali riguardanti l’oggetto scelto. Gli oggetti rappresentati sono disposte orizzontalmente in una linea del tempo che va dall’undicesimo al ventesimo secolo mentre verticalmente ogni riga ospita una delle sei categorie in cui il materiale è stato organizzato: crocifissi, reliquie e reliquiari, suppellettile sacra, documenti e dipinti, paramenti e merletti, marmi e cotti.

CALICI
Vaso sacro, a coppa sorretta da un piedistallo, di cui il sacerdote si serve durante a Messa per la consacrazione del sangue di Cristo. In origine, il calice di più largo uso era circolare, poco profondo, spesso fornito di due anse, con o senza piede. In seguito si fecero calici più profondi, con un alto piede. I più belli erano decorati con disegni, pitture e lavori a cesello. La forma e la materia del calice hanno subito numerose modifiche. In origine era una semplice coppa per bere, utilizzata per il servizio liturgico. Il primo calice di cui si conosce la forma (II sec.) assomiglia ad una tazza. Esistevano calici in vetro, in legno, in avorio, in pietra dura, in maiolica, in stagno, rame, bronzo, argento e oro. La liturgia attuale esige che almeno la coppa del calice sia in metallo prezioso (oro o argento) e che, comunque, l’interno sia sempre dorato.

 CALICE E PATENA
1937. Oro giallo, oro bianco, diamante incastonato, ametista, smalto policromo.
29x14x10 cm. Incastonati alla base stemma del Vescovo e della città di Adria.
Bottega italiana
 CALICE
1682 con rifacimenti successivi fino aI 1935. Argento sbalzato, cesellato, inciso, dorato, argento fuso. 24x12 cm. Angioletto con simboli della Passione, Cherubini.
Bottega veneziana
 CALICE
1791. Argento sbalzato, cesellato, dorato, argento fuso. 26x12 cm.
Bottega veneziana

 

PISSIDI
Vaso sacro, destinato a contenere le ostie consacrate per la Comunione dei fedeli. E’ custodito entro il tabernacolo posto sull’altare. La sua forma nel tempo fu varia e nemmeno oggi può dirsi rigorosamente stabilita. Tuttavia, a partire dal XIII secolo si impose sulle altre quella a forma di coppa con piede e coperchio sormontato dalla croce, modellata in metallo prezioso, comunque sempre dorata all’interno.

 PISSIDE
Prima metà secolo XVII
Rame sbalzato, dorato, rame fuso dorato.
34x14 cm.
Gesù Cristo Crocifisso, simboli della Passione, Cherubini.
Scuola veneta.

 

RELIQUIE E RELIQUIARI
Preziose pergamene miniate o stampate con caratteri particolari racchiuse entro cornici di rame, ottone, argento o legno finemente sagomate e di grande valore artistico, in uso liturgico fino alla conclusione del Concilio Vaticano II. Generalmente erano poste sugli altari nel numero di tre: una più grande al centro dell’altare contenente il testo biblico “Gloria in excelsis Deo” e due di minori dimensioni poste ai lati dette anche “tabelle segrete”. Questo perché contenevano le orazioni segrete che il celebrante pronunciava durante la Messa prima della Comunione. Le carteglorie sono una derivazione degli antichi dittici: le tavolette su cui, nell’uso liturgico antico, si scrivevano i nomi di coloro che dovevano essere particolarmente raccomandati a Dio durante la Messa e che venivano letti ad alta voce dall’altare o dall’ambone.

 RELIQUIARIO A FIALA
Reliquiario a fiala
Sec. XVII.
Rame dorato, sbalzato e cesellato
40x13 cm.
Madonna con Gesù Bambino e Angelo.
Bottega veneta.
 RELIQUIARIO "MANO DI S. PIETRO"
Sec. XVII.
Argento sbalzato, cesellato, inciso
31x9 cm.
Bottega veneta.
Custodisce le reliquie dei Santi Pietro e Paolo, Titolari della Cattedrale e Patroni della Città di Adria. Tuttora in uso liturgico per le Feste Patronali del 29 Giugno.
 RELIQUIARIO A OSTENSORIO ROMANO
Prima metà secolo XVIII.
Argento sbalzato, cesellato, argento fuso
34x12x11 cm.
Teca sorretta da figura di Angelo.
Iscrizione: “VeI:B:V:M:”
(Velo della Beata Vergine Maria).
Bottega veneziana.

 


CROCEFISSO Secolo XVI. Bronzo fuso
31x26x5 cm. Bottega veneta. Manca la Croce. Fu donato dal Vescovo Federico Maria Molin (1807-1819). Ritenuto opera del Donatello fino al 1887 quando la fabbriceria inviò un suo membro a Firenze per una valutazione nell’ambito della “Esposizione Donatelliana”. In quella occasione la Giunta dichiarò “l’opera del secolo XVI, certamente non attribuibile a Donatello”.
Madonna Addolorata e San Giovanni Evangelista, Sec. XVI-XVII, Ottone fuso, 15x5x3 cm.

 CROCE DA ALTARE
Ultima decade secolo XVIII.
Argento sbalzato, cesellato, dorato
110x44x31 cm.
Sulla parte frontale Gesù Cristo Crocifisso,
sul retro Madonna con Gesù Bambino.
Bottega veneziana.
 CROCE ASTILE
Secolo XVIII.
Legno di noce e argento
49x29x2 cm.
Croce lanceolata con il Cristo e cartiglio “INRI” realizzato a fusione. Alle estremità della Croce quattro figure a sbalzo in lamina d’argento (Padre Eterno, Madonna, Mosé, San Giovanni).

 

TRONO EUCARISTICO
Per venerare in forma solenne e continuata il Santissimo Sacramento la Chiesa ha introdotto una speciale supplica con preghiere, canti e adorazione praticata per quaranta ore consecutive da parte dei fedeli di una parrocchia o pieve che abbia il diritto di conservare l’Eucaristia. E’ la pratica delle Quaranta Ore”, le ore che Gesù Cristo passò nel sepolcro, introdotta da Papa Clemente XIII nel 1592. II calendario liturgico prevede l’avvio di questa particolare supplica nella Domenica delle Palme che precede la Pasqua. In questa circostanza l’altare dedicato alla Esposizione Eucaristica viene particolarmente addobbato. In questo contesto si colloca il Trono dell’Esposizione posto in un luogo centrale più elevato sull’altare, a contenere l’Ostensorio per l’esposizione prolungata dell’Eucaristia. Proprio perché è destinato a fare da supporto alla Santa Eucarestia, il Trono dell’Esposizione (detto anche “Tronetto”) ha assunto nel tempo aspetti di grande pregio artistico ad onore e gloria di Gesù Cristo.


TRONO EUCARISTICO
Seconda metà secolo XVIII. Anima lignea rivestita da una fastosa cornice in argento, in parte dorato, decorato a sbalzo e a cesello, 170x110x30 cm. Prezioso arredo liturgico destinato alla ostensione del Santissimo Sacramento per l’adorazione delle “Quaranta ore”. E’ impreziosito da volute, finte conchiglie, motivi vegetali e in basso due teste di cherubino poste sotto il piatto per l’ostensorio. Tuttora in uso liturgico. Bottega veneziana.

 

OSTENSORIO
Arredo sacro per l’esposizione solenne del Sacramento eucaristico nelle Processioni e nelle Benedizioni. Usato esclusivamente dalla Chiesa latina, risale alla istituzione della festa e processione del Corpus Domini. Inizialmente a forma di scatola, per soddisfare il desiderio di vedere” l’Ostia, fu in seguito trasformato in piccolo tempietto appoggiato sopra a un supporto, come ancora si usa nelle chiese di rito ambrosiano. Dal XV secolo e specialmente dopo la Riforma protestante, prevalse la forma a disco con raggi, con una teca di cristallo al centro che racchiude l’Ostia, per ricordare che l’Eucaristia è il sole del culto cattolico. La lunetta, ossia la parte in cui viene posizionata l’Ostia, deve essere d’oro o almeno di metallo prezioso dorato. Per la particolare funzione liturgica destinata ad accogliere l’Ostia Santa che contiene il corpo reale di Gesù Cristo, l’Ostensorio è quasi sempre realizzato con materiali nobili, impreziositi da gemme e raffigurazioni simboliche che lo rendono spesso capolavoro unico dell’arte orafa.

 

OSTENSORIO ROMANO
Secolo XX, Argento, argento dorato e pietre preziose 65 x 27 x 16 cm. Bottega veneta. Tuttora in uso liturgico per le adorazioni eucaristiche delle 40 Ore. Note storiche: Dono del fedeli Adriesi alla cattedrale nel 3° congresso eucaristico diocesano celebrato ad Adria il 29 Ottobre 1922.

 

 

MONUMENTO FAVA
120
Frammenti di altare del Maestro del Monumento Fava (ignoto autore del sepolcro in terracotta di Nicolò Fava, morto nel 1439, custodito nella chiesa bolognese di San Giacomo Maggiore).
Periodo: Metà secolo XV
Materiale/tecnica: Terracotta
Descrizione: La studiosa Francesca Piccinini (“Uno scultore quercesco-donatelliano ad Adria” in “Ricerche di Storia dell’Arte”, n. 30, 1986) accosta i 15 frammenti attribuiti al Maestro del Monumento Fava, alla terracotta raffigurante la “Dormitio Virginis” custodita presso la Basilica della Tomba di Adria e conclude che “tutti questi rilievi dovevano far parte in origine di un medesimo complesso, una pala d’altare eseguita per l’antichissima Basilica..”.

 
 CAMPANA
1730
bronzo
Storica campana della Cattedrale
realizzata presso le Fonderie De Poli di Venezia.
 CHIAVE DI SAN PIETRO
Sec. XVIII
Legno, rame, 30x20x10 cm.
Una delle chiavi della statua di San Pietro,
posta sulla cuspide del campanile della Cattedrale.
Fu abbattuta da un fulmine neI 1931.
 ANFORELLA
Prima decade secolo XIX
Argento sbalzato, cesellato, inciso, argento fuso, cesellato, 21x12x7 cm. Bottega veneta.