VESTI
Le vesti indossate dal clero nelle sacre funzioni non sono altro che gli abiti portati dai cittadini romani come prescritto dai decreti imperiali del 301 e 382 d.c. . Sono quindi abiti del IV secolo che il Papa S. Celestino I impose con lettera del 428 d.C. anche ai Vescovi delle Gallie. Non si conoscono abiti liturgici nei primi secoli, anche perché la Chiesa romana antica volle evitare ogni diversità di abito tra clero e laici. L’uso di vesti speciali tuttavia si affermò più celermente in Oriente, dove la vicinanza della corte imperiale e la naturale tendenza al decorativo e al simbolico portarono presto a espressioni di fasto. Dopo il secolo VII, essendo mutato profondamente in fatto di vestito il mondo laico, il clero si trovò poco a poco con abiti totalmente diversi da quelli comuni. Perduti quindi il senso storico ed il concetto originario di questi abiti, non creati dalla fede ma difesi tenacemente dallo spirito conservatore della Chiesa, si volle dare loro un significato mistico. Le vesti usate dal clero dunque non sono più i vestiti personali usati dai presbiteri, ma diventano veste liturgica, un paramento.
PARAMENTO DEL VESCOVO
Seconda metà secolo XVIII. Arnaldo Speroni degli Alvarotti. Pianeta e completo di stola, manipolo, borsa e tunica. Damasco di seta viola broccato in oro filato, ricamo in oro filato, argento filato, seta policroma, merletto di lino. Manifattura veneziana. Stemma episcopale del Vescovo Arnaldo Speroni degli Alvarotti (1766-1800) suI retro della Pianeta.
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PIVIALE E STOLA
Secolo XVII - XVIII. Seta giallo-verde broccata in argento Manifattura veneziana. Piviale e stola paramenti indossati dai Vescovi nelle celebrazioni solenni; tunicella o dalmatica: paramento indossato dal Diacono e dal Suddiacono che assistono il Vescovo.
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PARAMENTO LITURGICO
Secolo XVIII. Completo di stola, manipolo e borsa. Parato a fondo bianco con fiori rosa
Manifattura veneziana. Raro esempio di riciclaggio della preziosa stoffa usata all’origine come abbigliamento privato.